
Scultura di vetro levriero
Flavio Poli
I.V.A.M. Murano
1930 circa
Misure:
Altezza cm 12 x 32 x 9,5 Peso: kg 1,1
Stato di conservazione:
intatto.
La scultura di vetro massiccio color ambra con occhi in pasta vitrea bianca e nera, raffigurante un cane levriero è opera di Flavio Poli, databile al 1930 circa, probabilmente realizzata dal maestro vetraio Otello Nason su disegno originale dell’autore (Rosa Barovier Mentasti in Cristina Beltrami e Giordana Naccari, a cura di, L’Arca di Vetro, La collezione di animali di Pierre Rosenberg, Milano, 2021, p. 43).
La figura è modellata a rappresentare l’atteggiamento di invito al gioco di un levriero con le zampe anteriori portate in avanti, il busto abbassato e la parte posteriore rialzata e pronta allo scatto, la coda alta e arricciata. Il muso è appoggiato alle zampe, la bocca chiusa e le orecchie ritte. L’uso del vetro color ambra massello realizzato alla mola, con parti applicate a caldo, rende la scultura, di dimensioni abbastanza grandi, insolita e ricca di colore. Flavio Poli ha ideato questa scultura probabilmente attorno agli trenta del Novecento quando è attivo nella vetreria I.V.A.M. a Murano.
Un esemplare analogo, con coda non intatta, è stato esposto nella mostra L’arca di Vetro tenutasi all’isola di San Giorgio dal 26 aprile al 2 novembre 2021 e pubblicato nel relativo catalogo (Cristina Beltrami e Giordana Naccari, op. cit., p. 94 n. 033).
Un altro esempio è un levriero della collezione Bersellini che è stato esposto a Milano nella mostra sugli animali di vetro al Museo di Storia naturale e attribuito nel relativo catalogo alla produzione della S.A.I.A.R. – Ferro Toso negli anni ‘30 (R. Chiesa, S. Ciappi, S. Pezzoli, a cura di, Gli animali di Murano, Opere in vetro dalla collezione Bersellini 1920-2015, Marsilio Editori, Venezia, 2016, fig. n. 2).
Flavio Poli (Chioggia, 1900 – Venezia, 1984) aveva una formazione legata all’arte ceramica e collaborò nei primi anni ’30 con i laboratori ceramici della I.C.A.M. di Murano di cui era socio Libero Vitali. Lo stesso Vitali aveva nel contempo fondato anche la I.V.A.M. (Industria Vetraria Artistica Muranese) e incoraggiò Flavio Poli a confrontarsi anche con l’arte vetraria; i suoi animali e le sue figure di nudo ebbero successo di critica, passando da esemplari soffiati a esemplari in vetro massiccio (Rosa Barovier Mentasti in Cristina Beltrami e Giordana Naccari, a cura di, op. cit., p. 43).
Nel 1934 a seguito del fallimento della I.V.A.M., rilevata dalla vetreria Zecchin, Flavio Poli diviene direttore artistico della Barovier Seguso & Ferro divenendone socio nel 1937. Con tale qualifica avviò la produzione di quelle che furono considerate le sue creazioni più originali e di maggior successo: i vasi “sommersi”, esemplari soffiati in modo da sottolineare i diversi strati di vetro senza aggiunta di alcuna decorazione superficiale.
Tra il 1950 il 1960 Poli vinse numerosi premi tra cui il Compasso d’Oro e il Grand Prix alla Triennale di Milano.
Bibliografia:
Cristina Beltrami e Giordana Naccari, a cura di, L’Arca di Vetro, La collezione di animali di Pierre Rosenberg, Milano, 2021.

