L’opera di maiolica ha forma di pesce ritratto nell’atto di sollevare la testa e la coda. La forma, naturalistica, riproduce l’anatomia dell’animale e, tra la testa e la coda, è dotata di coperchio, con un limone tagliato a metà sopra alcune foglie, in guisa di pomolo. Il corpo è decorato con una delicata composizione floreale che richiama alcune espressioni stilistiche tipiche delle manifatture venete della fine del secolo XIX: Viero, Barettoni, Bonato, Passarin, Zen di Nove e altre ancora. L’assenza della marca non ci aiuta nell’attribuzione certa dell’opera che, però, permane in area Veneta, molto probabilmente a Bassano o a Nove, in un arco cronologico a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
Il contenitore di maiolica a forma di pesce ha qualche precedente in opere di porcellana cinese creata per il mercato occidentale per la Compagnia delle Indie. Questa forma fu prodotta anche in Europa, ma in un numero esiguo di esemplari. Sono note alcune opere in terraglia e in maiolica di grande effetto della manifattura Antonibon, come, per esempio, il pesce conservato a Ca’ Rezzonico a Venezia, o quello nelle collezioni del Victoria & Albert Museum di Londra (B. Rackham, Victoria and Albert Museum. Catalogue of Italian Maiolica, Londra – ripubblicato con le aggiunte di J.V.G. Mallet, 1977 – n. 1249, pp. 411, 412, tavola 199). La pescera della collezione londinese, databile al 1750, condivide con il nostro la forma del coperchio, ma è privo di decorazione pittorica sul corpo, e è accompagnato da un presentatoio polilobato con decorazione a fiori e frutta. Un esemplare affine a quello londinese, ma con una variante nella forma del coperchio, presenta una decorazione floreale simile all’opera in oggetto, ma con un diverso tratto pittorico; è pubblicato insieme a un’altra pescera con ornato e morfologia differenti (R. Ausenda Nove, in R. Ausenda– G. C. Bojani, a cura di, La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, Modena 1998, p. 89, nn. 7 e 8).
Il modello ha rappresentato una delle forme naturalistiche di maggior successo nell’ambito delle grandi esposizioni alla fine dell’Ottocento ed è chiaramente derivato dalla manifattura di Pasquale Antonibon; è stato di sicuro prodotto in una delle fabbriche artistiche bassanesi o novesi.
Fotografia: Fabrizio Stipari
Bibliografia di confronto:
G. Lorenzetti, Mostra Venezia 1939, Maioliche venete del Settecento, tav. XLVIII, fig. 157;
B. Rackham, Victoria and Albert Museum. Catalogue of Italian Maiolica, Londra (ripubblicato con le aggiunte di J.V.G. Mallet, 1977) n. 1249, pp. 411, 412, tavola 199.